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LUNEDÌ PER LEGGERE – Nero d’inferno

Non giudicare il libro dalla copertina (o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)

Titolo del libro: Nero d’inferno

AutoreMatteo Cavezzali

Anno di pubblicazione: 2019

Editore:  Mondadori

Pagine: 300

Cosa leggiamo?

Dopo la citazione iniziale “Per me si va tra la perduta gente” appartenente al terzo canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, ci si aprono realmente le porte dell’inferno, un inferno vero raccontato con minuzia di dettagli, risalente all’epoca della grande immigrazione italiana negli Stati Uniti d’America.

“Questa è la storia che non potevo fare a meno di raccontare. Terribile e meravigliosa al tempo stesso. Di odio e vendetta, parla della nostra parte peggiore. Della nostra naturale tendenza all’auto-distruzione. Di Thanathos, dio della distruzione, e di Nemesis, la vendetta. Di quella voce che cerchiamo di tenere sopita, ma che è dentro di noi dal fondo del Tempo, e ogni tanto torna a ruggire. Cosa distingue un rivoluzionario da un assassino? È solo il successo o il fallimento della sua impresa? Questa storia è vera”.
Con questa premessa si apre Nero d’inferno, un romanzo biografico che parla di Mario Buda, meglio conosciuto come Mike Boda negli Stati Uniti degli anni Dieci e Venti, il primo attentatore della storia. Sarà proprio Boda a essere identificato come il terrorista fautore dell’attentato di Wall Street del 1920 in cui morirono 38 innocenti, nonostante non verrà mai catturato, processato o condannato.

Come già si intende dal titolo, questa storia parla di distruzione e oscurità, che vengono rappresentate attraverso la tintura per le scarpe utilizzata dal protagonista del libro: il nostro Mario Buda. Infatti, proprio all’inizio del romanzo viene raccontato come Buda fosse un calzolaio molto abile e molto esperto del proprio lavoro; la tintura in questione sarà proprio il suo simbolo di riconoscimento, poiché risulta essere la sua preferita per le proprie scarpe.
Ma è davvero Mario Buda l’unico protagonista di questo libro? In realtà, no.
Bisogna distinguere inizialmente due classi di protagonisti in questo romanzo: i personaggi protagonisti, e i temi protagonisti. Si potrebbe pensare che una tematica abbia sempre la propria centralità in un libro, ma in questo specifico il focus su alcuni temi conferisce a questi ultimi il vero e proprio titolo di protagonisti.
Procedendo con ordine, tra i personaggi protagonisti come anticipato più sopra, troviamo Mario Buda, calzolaio di Favignano che approda a Ellis Island nel 1907. Dopo un iniziale periodo di fame e miseria, Mario, che trasforma il proprio nome in Mike Boda, si trasferisce grazie ad alcune conoscenze a Boston, luogo in cui inizierà il proprio lavoro da operaio straniero sfruttato in un’azienda di proprietari americani. Qui conosce Luigi Galleani, anarchico italiano trasferitosi anch’egli negli Stati Uniti che porta Mike nel grande e tormentato mondo delle manifestazioni e delle lotte anarchiche italiane di quell’epoca. Tra i protagonisti troveremo infatti lo stesso Galleani, Valdinoci, Salsedo e altri italiani che in quel periodo storico erano a capo delle maggiori associazioni per la lotta anarchica contro le ingiustizie e le discriminazioni subite dai migranti e attuate dagli americani. Inoltre, compaiono anche due nomi fondamentali per la storia terroristica italiana dell’epoca: Sacco e Vanzetti, riconosciuti come il simbolo della lotta anarchica di inizio Novecento, individui che hanno ispirato differenti ideali e diversi movimenti di protesta, purtroppo non sempre pacifica. A questi personaggi che ricorrono continuamente all’interno del racconto si affiancano moltissime altre voci, come quella del capitano della polizia che indaga sull’associazione dei Galleani e dei suoi compagni per fare un esempio, o una donna che perde il proprio figlio in uno dei loro attentati, o ancora di altre persone che hanno avuto contatti o hanno semplicemente incontrato Mike Boda una volta nella vita.
È proprio la struttura del libro, divisa in cinque sezioni al cui interno sono presenti mini-capitoli di poche pagine in cui viene data parola a un personaggio differente, che trasmette le migliaia di sfaccettature che hanno caratterizzato la vicenda specifica dell’attentato e il periodo storico generale del terrorismo.
Proprio questo risulta essere il grande tema protagonista di questo libro: il terrorismo. Come riportato da Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice italiana, “Credete di non conoscerlo, ma avete imparato da lui la paura. Mike Boda, l’uomo che ha dato inizio al tempo in cui viviamo”, Mike Boda risulta essere il padre del terrorismo moderno, un uomo che combatte per un ideale (giusto o sbagliato che sia) attraverso la distruzione, la paura e la violenza. Nel libro vi è un continuo salto di prospettiva riguardo a questo tema, poiché viene analizzato dagli occhi degli attentatori che lo vedono come un processo necessario e giusto per raggiungere l’ideale di giustizia nei propri confronti, e dagli occhi delle vittime e delle persone che hanno tentato strenuamente di porre fine a quel periodo di orrori. Il lettore viene messo a dura prova nel prendere una posizione a riguardo, proprio perché vengono offerti degli spunti interessanti di riflessione sia dalla parte della vittima che da quella del carnefice. Risulta scontato che l’obbiettivo del libro non sia quello di giustificare la violenza di quegli atti rivoluzionari che hanno dato via a una filosofia della lotta odierna completamente innovativa, ma al contempo l’autore riesce a mostrare il lato umano di quegli stessi anarchici che volevano solo riprendere in mano i propri diritti in qualità di esseri umani.

Tre parole che rimangono

Rivoluzione: è impossibile finire questo libro senza sentire un forte senso di rivoluzione, risvegliato da tutte le battaglie e tutte le ingiustizie che vengono narrate. Molto spesso, sia nel nostro piccolo sia per questioni più complesse e ingenti, ci ritroviamo a subire alcune situazioni che non ci permettono di esprimerci in maniera completa, o ancora peggio ci fanno sentire sfruttati. Quello che succede poco spesso al contrario, è proprio l’atto rivoluzionario, che potrebbe portare a grandi cambiamenti. Chiaramente le vicende narrate devono solo ispirarci al cambiamento, senza imitarne i mezzi violenti e distruttivi caratteristici di quel tempo.

Pregiudizi: Molto spesso veniamo guidati nella nostra vita sociale da pregiudizi e preconcetti, verso persone appartenenti a etnie, religioni, o orientamenti sessuali differenti, a causa di alcune idee che ci sono state inculcate nella testa per trasmetterci un senso di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di cosa sia accettabile e di cosa sia abominevole. Questo libro parla anche di questo, e di come una popolazione immigrata in un paese nuovo, mantenendo le proprie tradizioni viene giudicata, viene additata dei peggiori crimini e viene di conseguenza discriminata. La psicologia ci insegna che i pregiudizi siano delle modalità economiche per ragionare circa una situazione, ma nel caso in cui questi siano discriminatori e negativamente giudicanti, non permettono la libertà di espressione, conducendo alla lesione dei diritti dell’altro.

Cultura: ognuno di noi appartiene a una cultura differente. Sono innumerevoli gli insegnamenti che ci vengono trasmessi dalle generazioni precedenti, che ci danno un senso di identità e di appartenenza a un gruppo. Ovviamente, appartenendo a una determinata cultura si vengono a creare dei confini, superati i quali si esce dalla cultura di riferimento e si entra in un’altra cultura. La caratteristica che dovrebbe essere tutelata dei confini è proprio la flessibilità, poiché ciò permette di percepire qualcosa di estraneo come non appartenente alla propria cultura, ma allo stesso tempo può essere avvicinato, compreso, vissuto e molto altro. Quando i confini però diventano troppo rigidi, il rischio è di creare un “io” e un “tu”, nettamente distinto da differenze culturali inconciliabili, e che viene molto spesso temuto. In questo romanzo sono riportati diversi esempi di come l’appartenenza a una cultura, se vissuta con rigidità, può portare a vere e proprie lotte di gruppo, solo sulla base di provenienze culturali differenti.

Non ci resta che...

Un viaggio nel tempo che ci riporta agli inizi del Novecento, momento storico di grande immigrazione verso gli Stati Uniti d’Amica, che attraverso la lente dei diversi personaggi ci permette di comprendere la vera realtà del Melting Pot. Uno spaccato incredibile di verità storica di un periodo segnato da lotte anarchiche distruttive.

Questo articolo è stato reso possibile grazie al prezioso contributo della libreria “Le notti bianche” di Vigevano, che combatte ogni giorno per portare un po’ di cultura in questo mondo.

Questo articolo è stato reso possibile grazie al prezioso contributo della libreria “Le notti bianche” di Vigevano, che combatte ogni giorno per portare un po’ di cultura in questo mondo.