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LUNEDÌ PER LEGGERE – Magellano

Non giudicare il libro dalla copertina (o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)

Titolo del libro: Magellano

Autore: Stefan Zweig, 28/11/1881, Vienna

Anno di pubblicazione: 1937, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli

Editore: BUR, Biblioteca Universale Rizzoli

Pagine: 296

Commento a cura di: Matteo Romiti, Silvia Valadè

Cosa leggiamo?

Per prima cosa, leggiamo Zweig.
La premessa può apparire scontata ma non lo è, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta (fortunato lui/lei) alla modalità descrittiva di questo autore.
La capacità sorprendente di tracciare il profilo biografico di Magellano trascende la descrizione storica degli eventi, trasportando all’interno delle viscere dei personaggi trattati. Percepiamo il loro odore, ci sembra di abitare i loro corpi, mangiamo quello che mangiano, speriamo e odiamo con lui.
Stringiamo le sue amicizie e proviamo le sue antipatie perdendo spesso la capacità di discernimento, saggia e storica, di chi legge qualcosa su un soggetto di cui ha magari scolasticamente sentito parlare. 
Lottiamo, preghiamo e imprechiamo senza ritegno. Sempre al suo fianco arriviamo alle estreme conseguenze delle sue azioni. Per poco meno di 300 pagine ci sembra di guardare attraverso gli occhi del personaggio scelto. 
Leggere Zweig è soprattutto un’esperienza. Una di quelle sottomissioni fiduciarie a un autore che ci fanno indulgere per pagine e pagine sulla descrizione della via delle spezie, senza interrogarci sul perché di tanta profusione per un singolo elemento.
Zweig illustra nel suo splendido lavoro la figura e il viaggio di Magellano, uomo dal carattere duro ostinato e silenzioso, ossessionato dal tradurre in pratica la ricerca di un passaggio verso l’Oceano Pacifico suggeritogli da una carta geografica del cosmografo Martin Behaim, scoperta dallo stesso Magellano negli archivi segreti del re di Portogallo.
Respinto dal proprio sovrano Manuel, il capitano portoghese ottiene l’informale permesso di prestare i propri servigi ad altri paesi. Così, compiendo la prima metà della sua grande impresa, riceve un ricco finanziamento da Carlo V. Navi e uomini spagnoli alla ricerca di una nuova e più vantaggiosa tratta commerciale.
L’intento è fare in modo che le preziosissime spezie non debbano più transitare da Capo di Buona Speranza sotto il controllo portoghese né dall’Africa o dall’Oceano Indiano. Né tantomeno dall’Asia presidiata dalle flotte ottomane, per essere poi gestite dal monopolio delle repubbliche marinare di Venezia e Genova.
Ma a tale scopo, dichiarato e reale nel duplice senso, se ne lega uno più intimo dove giace acceso il braciere dell’orgoglio e della determinazione. Schiudere il mondo alla sua circolarità e totale navigabilità. Rivoluzionare le mappe di tutta la storia dell’uomo sotto il proprio nome, aprendo quel varco che nessuno prima di lui era riuscito a individuare. Colombo, Cortés, Cortereal e Caboto, Juan de Solis e Vespucci, sebbene quest’ultimo non fosse al comando della spedizione, tutti accomunati dal fallimento, tutti fermati “contro lo stesso bastione di terra e di pietra”.
La preziosità della storia di Magellano sta nel confronto dell’uomo con il proprio sogno, sorretto da un’ambizione divorante e cieca, che renderà la spedizione una trama di carestie, rivolte e drammatici fuori rotta. La morte e l’assenza di certezze saranno i compagni stabili del viaggio, anche dopo l’individuazione del mitico passaggio.
Zweig mette in luce una condizione irrinunciabile di tale progetto, un costo da cui non si può sfuggire. La solitudine del capitano portoghese, il silenzioso misurarsi con l’orizzonte, per mantenere salda la fede nel suo piano. Intorno a lui i dubbi, le debolezze e il rischio della cieca presunzione prendono forma nell’esausto equipaggio spagnolo e nelle sue scelte ostili, nelle malattie che falciano con metodica cura gli equipaggi. Negli elementi della natura sfidati a viso aperto per un’idea, terreno d’incontro tra distruttiva fama personale e rivoluzione al servizio del mondo.
A fianco di Magellano un numero minimo di persone, in grado di interpretare fino in fondo la sua follia come funzioni psichiche organizzatrici. Il fedele schiavo legato da cieca fedeltà, lo scrittore del diario di bordo, il maestro d’armi.
E a un passo dalla fine dell’estenuante viaggio, privi ormai di qualsiasi bene di prima necessità, la scelta obbligata di gettare l’ancora nelle acque di una colonia lusitana. Una scelta possibile grazie alla contraffazione della propria identità, per non cadere nelle mani del nemico.
Ciò che resta della spedizione spagnola, nata dall’incrollabile fede del proprio capitano portoghese, è ora infatti al cospetto della stessa flotta che lo ha rifiutato e ha ordine di catturare le sue navi. Come un’antica leggenda popolare tramanda, una sorta di confronto con il doppio, che sotto sembianze simili a chi lo incontra, assume il significato della morte incombente. Ecco il prezzo legato a doppia cima alla visione di Magellano, una contrapposizione costante tra spinta interna e sacrificio dell’utilizzabile.

Tre parole che rimangono

Il tema del doppio: definisce il personaggio e la sua stessa vita.
Magellano ha più facce, ora capace di straordinaria prudenza e autocontrollo, ora preda di stupefacenti moti d’orgoglio e di ingenuità. Un miscuglio di contraddizioni i suoi rapporti con gli altri, oscillanti tra diplomazia e arroganza.
Comandante, conquistatore, coordinatore autoritario e prevaricatore degli altri quattro capitani delle navi, paterno e disponibile, invece, con Enrique, lo schiavo originario delle Molucche che lo accompagna.
Nel periodo della furente competizione commerciale tra Portogallo e Spagna, volta al controllo della tratta delle spezie, dopo il rifiuto del suo paese di finanziare l’impresa si propone agli avversari. Traditore in patria, uomo senza onore da sfruttare per la Spagna.

Il caso: il tardivo imbarco del vicentino Pigafetta sulla nave del comandante consegna alla storia la figura di Magellano, battezzando l’omonimo stretto in prossimità della Terra del Fuoco. Pigafetta ci permette di rivivere tra le pagine la via delle spezie, l’equipaggio, le fasi dell’imbarco, la minuziosa sistemazione delle provviste, le tappe della navigazione attraverso acque e terre sconosciute. Grazie al suo resoconto sperimentiamo sentimenti che alternano fede incrollabile dubbio e disperazione o, al contrario, sfrenata esaltazione. Assistiamo, come in diretta, a comportamenti di generosità e di crudezza inaudite, a contatto con il “diverso”.
Sarà sempre il caso provvidenziale a costringere sulla nave Pigafetta, poiché malato, impedendogli di scendere a terra in uno dei momenti più drammatici della spedizione. Inizio e fine di un’avventura che consegnerà ai posteri l’unica testimonianza realistica dell’impresa.
Com’è noto, delle cinque navi partite dal porto di San Lucar, alla foce del Guadalquivir, solo una riuscì a tornare in patria.
La presenza di questo attento trascrittore regala anche un’inattesa scoperta. Tornando, infatti, al conteggio dei giorni, ne mancherà uno.
Convinto di dover annotare nel suo diario di bordo un mercoledì, scoprirà che in realtà quel giorno del 1522 era un martedì. 
Una rivelazione imprevista: al passaggio dell’antimeridiano di Greenwich, la linea temporale si modifica.
Il concetto di fuso orario muove da qui i primi passi.

Perseveranza: costanza di atteggiamento o di comportamento, accompagnata da propositi virtuosi e sostenuta da una convinzione personale, oggettivamente più o meno valida o addirittura inaccettabile. Amica e sorella della volontà. Solo la caparbia insistenza nel perseguire l’obbiettivo designato sostiene Magellano e, con lui, tutta l’impresa.
Perseveranza grazie alla quale la Victoria, unica delle cinque navi ancora a galla, capitanata da un marinaio basco, riesce a tornare in Spagna e a completare la missione.

Non ci resta che...

Oggi, in un’epoca così distante, alcuni elementi di valutazione dell’impresa sembrano essersi tramandati. L’insorgenza della pandemia ha monopolizzato il 2020, relegando nell’ombra parte dei progetti e delle intenzioni. Resta tuttavia il sospetto che la scarsa risonanza del cinquecentenario della prima circumnavigazione completa del globo possa avere anche altre ragioni.
Da un lato la nuova rotta che il capitano aprì non venne sfruttata commercialmente, così come non lo è oggi, fuori dai sostanziali interessi economici. Il cunicolo di mare che portò alla luce resta tutt’ora di difficile percorrenza anche con le moderne imbarcazioni, a causa dei venti, delle correnti e della sua strettezza.
Da un altro è possibile che Magellano sconti la scelta di passare dalla corona portoghese a quella spagnola. Entrambe le nazioni si contendono la paternità dell’impresa, sebbene un accordo su una celebrazione congiunta sia stato raggiunto. In qualche modo, tuttavia, il sogno estremo e la sfida intima di Magellano sembrano averlo consegnato in parte a una dimensione privata, fuori da qualsiasi mappa.

Questo articolo è stato reso possibile grazie al prezioso contributo della libreria “Libreria Linea d’ombra” di Milano, che combatte ogni giorno per portare un po’ di cultura in questo mondo.