LUNEDì PER LEGGERE
Non giudicare il libro dalla copertina (o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)
Titolo del libro: La città dei vivi
Autore: Nicola Lagioia
Anno di pubblicazione: 2020
Editore: Einaudi
Pagine: 472
Recensione a cura di: Alberto Milesi
Cosa leggiamo?
Questo mese rispondere a questa domanda è un po’ più difficile del solito. La risposta più banale e immediata potrebbe essere: “Questo mese leggiamo La città dei vivi di Nicola Lagioia, il libro in cui viene raccontato il caso dell’omicidio Varani.”. Quello di cui però il lettore si accorge dalla riga n.° 1 è che il libro racchiude molto di più di questo.
“Il 1° marzo del 2016, un martedì con poche nuvole, i cancelli del Colosseo si erano appena spalancati per consentire ai turisti di ammirare le rovine più famose del mondo. Migliaia di corpi camminavano verso le biglietterie. Chi inciampava nei sassi. Chi si alzava sulle punte per misurare la distanza dal Tempio di Venere. La città, lì sopra, cucinava la rabbia nel proprio stesso traffico, negli autobus in avaria già alle nove del mattino. Gli avambracci scandivano insulti dai finestrini aperti. A bordo strada i vigili compilavano multe che nessuno avrebbe mai pagato.”: queste righe danno inizio alle 459 pagine intrise di Roma, caos, disperazione e Male. Proprio intorno al racconto di uno degli omicidi più particolari degli ultimi decenni di cronaca nera, Lagioia fa emergere tutto il marcio che intasa le vie della Capitale italiana.
Partendo quindi dal sangue di un topo che cola dal soffitto di una biglietteria del Colosseo a causa dello stato di degrado igienico che inquinava la Roma del 2016, si arriva ben presto all’episodio che ha permesso di aprire le indagini attorno all’omicidio di Luca Varani. Manuel Foffo, uno dei due carnefici, in macchina con il padre durante il giorno in cui viene celebrato il funerale di uno zio, decide di confessare il reato commesso due giorni prima. In questo primissimo spaccato della vicenda, l’autore del crimine non solo confessa al proprio padre di avere ucciso qualcuno, ma anche di non sapere il nome della vittima e di conservarne ancora il cadavere all’interno del proprio appartamento. Da qui, dopo la segnalazione alla polizia, viene scoperto in una stanza di hotel il corpo di Marco Prato, il secondo carnefice, ritrovato in stato di incoscienza in seguito all’assunzione di diverse scatole di sonnifero e una quantità smoderata di vodka. Successivamente, l’autore ricostruisce l’intera vicenda, passando attraverso la narrazione dei momenti più salienti per le indagini, le interviste e le deposizioni delle persone appartenenti alle cerchie personali di ogni personaggio coinvolto, arrivando fino al giudizio finale dei tribunali e al suicidio di Marco Prato.
L’autore compie un ingente lavoro di raccolta di materiali afferenti al caso, tra interrogatori, interviste, e lettere. Per quanto ci siano anche dei capitoli in cui si parla di Luca Varani, la vittima, ovvero un ragazzo di 23 anni adottato da una famiglia di venditori ambulanti di dolciumi della Storta in periferia di Roma, il principale focus del libro è spostato su Foffo e Prato. La caratteristica più inquietante di questa scelta è proprio la curiosità che spinge l’autore a porre la propria attenzione totalmente sui carnefici, lasciando la vittima in secondo piano, o forse ancora più indietro, nascondendola oltre le questioni sociali che emergono tra le vicende, tra cui la prostituzione minorile, l’igiene totalmente inesistente e i problemi della criminalità organizzata. Sembra infatti che Lagioia sviluppi una vera e propria ossessione attorno a questo caso e, in totale sincerità verso il lettore, confessa alcune note autobiografiche che sono state risvegliate con un secchio di acqua ghiacciata dagli eventi nefasti di marzo 2016.
Per questo motivo nel libro vengono analizzate interamente le vite dei due autori di reato, con il tentativo di comprendere quali esperienze di vita possano averli condotti alla rovina. Il paradosso che attraversa l’intera narrazione sembra essere l’equilibrio che l’autore mantiene tra la totale assenza di giudizio verso un episodio violento di tale portata e l’approfondimento di un male al limite dell’inumano che emerge durante l’atto con cui Luca Varani viene trucidato. Questo equilibrio conduce il pubblico in un’esperienza di lettura del tutto particolare, che produce un senso di angoscia e disgusto, ma al tempo stesso non concede la libertà di allontanarsi dalle pagine in una fame insaziabile di spiegazioni e svelamenti di segreti.
Lagioia si inserisce con elevata maestria nella corona di autori che hanno avuto l’ardire di raccontare eventi così tragici al pubblico, eventi in cui vite intere si ritrovano devastate da improvvisi terremoti psicologici. Se infatti, prima di Lagioia maestri come Carrère e Capote hanno dato via alla narrazione romanzata di cronaca nera, l’autore ne porta così avanti l’eredità con grande onore.
Da leggere, da capire, da farsi ossessionare.
Tre parole che rimangono
Vittima: la vittima indiscussa del caso è Luca Varani, e su questo non c’è alcun dubbio per nessuno, nemmeno per Nicola Lagioia, nemmeno per la giustizia. Quello che la vicenda ci fa scoprire è che molti altri sono stati vittime di Marco Prato, un insieme di uomini che raggirati in diverse occasioni sono stati condotti in posti bui, senza speranza e nella totale incoscienza. In ultimo, lo stesso Marco Prato è rimasto vittima di se stesso.
Marcio: è ciò che intasa ogni angolo del libro. Dagli eventi nefasti della vicenda Varani, alle serate a base di alcol e droga di Prato e i suoi amici, alle vie di Roma inondate di urina, rifiuti e topi, alle vicende del turista olandese arrestato per avere intrattenuto rapporti sessuali con un minore che si prostituiva, Lagioia racconta di un mondo degradato colmo di sporco.
Segreti: ogni personaggio appartenente a questa vicenda sembra avere un proprio mondo nascosto lontano dalla luce del Sole. Dalla prostituzione di Varani, ai soggioghi di Prato, alla dipendenza dalle sostanze di Foffo, dal caso emergono parti di vita nascoste che permettono di incastrare alcuni pezzi del puzzle. L’immagine finale comunque rimarrà per sempre mancante di quei tasselli che spiegano cosa sia successo realmente nella testa dei due carnefici in quella sera di marzo 2016.
Non ci resta che...
La possibilità di entrare con tutto il corpo dentro a una delle pagine più nere della cronaca italiana, immergendoci in una pozza di sadismo, violenza estrema, e sofferenza psicologica.