

10 Dicembre 2021
6 CREDITI ECM • ZOOM
-
-
PSYCHODIAGNOSTIK: 100 anni di Rorschach
10/12/2021 - ore 09:00
A cent’anni dalla sua pubblicazione, le 10 macchie di inchiostro di Hermann Rorschach hanno vissuto molte vite. Tecnica proiettiva per eccellenza, test di personalità, metodo di osservazione della “persona in azione”. L’“esperimento” basato sulla percezione di Rorschach trova la sua origine storica nel panorama della psichiatria europea del primo Novecento. Il suo successivo percorso di sviluppo, tecnico ed applicativo, è stato complesso ed è tuttora in corso. Il metodo Rorschach è stato capace di raccogliere reazioni contrapposte nel mondo clinico ed accademico, dall’entusiasmo alla feroce critica.
Tradizionalmente appartenente alla realtà psicoanalitica, negli anni è riuscito a sopravvivere alle necessità indicate dalla letteraturascientifica moderna di coniugare efficacia clinica ad un approccio di utilizzo fondato su dati empirici. Il metodo è ad oggi uno dei più utilizzati universalmente nella pratica clinica, oltre che giuridica, ed è unico nelle sue caratteristiche di lettura del mondo profondo del funzionamento di personalità. Il Rorschach, dunque, perdura. La celebrazione del centenario del test vuole essere occasione di riflessione lungo l’arco temporale passato presente e futuro dell’applicazione dello strumento. Tante domande oggi rimangono aperte: cosa ad oggi il Rorschach trattiene della sua origine storica? Quali sfide pone nell’applicazione in età evolutiva e lungo tutto l’arco del ciclo di vita? Quali metodi di utilizzo sono più opportuni, utili e perché?
-
-
PROGRAMMA
10/12/2021 - ore 09:00
09:00
Apertura dei lavori
09:10
Aurelio Molaro
Macchie di inchiostro: Hermann Rorschach e la psichiatria europea
del primo Novecento09:30
Anne Andronikof
Riflessioni tra passato, presente e futuro del test di Rorschach10:30
Coffee break
10:45
Laura Parolin e Mauro Di Lorenzo
Presentazione del libro: “Il Rorschach nel ciclo di vita”11:45
Coffee break
12:00
Tavola rotonda: Prospettive future del test di Rorschach
Intervengono: Adriana Lis, Luigi Abbate, Filippo Aschieri, Piero Porcelli.
Modera: Francesca Locati13:00
Discussione
13:30
Chiusura dei lavori
-
-
RELATORI
LUIGI ABBATE
Insegna Psicodiagnostica dell’adulto presso l’Università LUMSA di Roma. È life member dell’American Psychological Association (APA) e life fellow della Society for Personality Assessment (SPA). È autore di numerosi contributi sul tema della valutazione psicodiagnostica quali “La valutazione delle relazioni oggettuali e delle rappresentazioni sociali con il TAT”, “MMPI-2”, “Rorschach Comprehensive System” e “Scrivere la relazione psicodiagnostica”
ANNE ANDRONIKOF
Dr. Anne Andronikof è psicologa e professoressa emerita presso l’Università di Parigi Nanterre (Francia), formata nel Sistema Integrato da John Exner e formatrice certificata. È presidente fondatore dell’Associazione internazionale Rorschach per il Sistema Integrato (ARISI/CSIRA) che lavora per lo sviluppo e la diffusione del metodo e organizza convegni ogni due anni. È chiamata a condurre seminari di formazione e tenere conferenze in tutto il mondo (Europa, Asia, Africa, Stati Uniti). È vicepresidente della International Society of Rorschach and Projective Methods e membro del comitato etico dell’EFPA (European Federation of Psychological Associations).
ANNE ANDRONIKOF
Dr. Anne Andronikof è psicologa e professoressa emerita presso l’Università di Parigi Nanterre (Francia), formata nel Sistema Integrato da John Exner e formatrice certificata. È presidente fondatore dell’Associazione internazionale Rorschach per il Sistema Integrato (ARISI/CSIRA) che lavora per lo sviluppo e la diffusione del metodo e organizza convegni ogni due anni. È chiamata a condurre seminari di formazione e tenere conferenze in tutto il mondo (Europa, Asia, Africa, Stati Uniti). È vicepresidente della International Society of Rorschach and Projective Methods e membro del comitato etico dell’EFPA (European Federation of Psychological Associations).
FILIPPO ASCHIERI
È professore associato di psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC) di Milano. Certificato nell’Assessment Terapeutico con adulti, coppie e famiglie con bambini e adolescenti, è vicepresidente del Therapeutic Assessment Institute. Coordina le attività del Centro Europeo per l’Assessment Terapeutico (CEAT) dove svolge attività clinica, docenza e ricerca. È il Coordinatore Internazionale della laurea in Psicologia Sistemica dell’Università di Monterrey, Messico. Attualmente i suoi interessi di ricerca includono l’Assessment Terapeutico, l’assessment multiculturale e il costrutto della curiosità sul sè.
MAURO DI LORENZO
Psicologo e psicoterapeuta, socio dell’Istituto Minotauro di Milano. È professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca per il corso di Psicodiagnostica clinica e docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro. Collabora come psicoterapeuta all’interno dei Servizi della Giustizia Minorile della Lombardia.
MAURO DI LORENZO
Psicologo e psicoterapeuta, socio dell’Istituto Minotauro di Milano. È professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca per il corso di Psicodiagnostica clinica e docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro. Collabora come psicoterapeuta all’interno dei Servizi della Giustizia Minorile della Lombardia.
ADRIANA LIS
Psicologa, Psicoterapeuta, è stata Professore ordinario di Diagnosi psicodinamica, di Valutazione dell’intervento in età evolutiva ed adulta, e di Psicologia delle relazioni familiari presso l’Università di Padova. Autrice di manuali e pubblicazioni di rilevanza internazionale, riguardanti l’età evolutiva e le problematiche riscontrabili in bambini e adolescenti, i suoi principali interessi di ricerca sono relativi all’assessment del bambino e dell’adulto, ad esempio attraverso il Test di Rorschach, l’Object Relation Technique, la Adult Attachment Projective Picture System, la valutazione del gioco simbolico.
ADRIANA LIS
Psicologa, Psicoterapeuta, è stata Professore ordinario di Diagnosi psicodinamica, di Valutazione dell’intervento in età evolutiva ed adulta, e di Psicologia delle relazioni familiari presso l’Università di Padova. Autrice di manuali e pubblicazioni di rilevanza internazionale, riguardanti l’età evolutiva e le problematiche riscontrabili in bambini e adolescenti, i suoi principali interessi di ricerca sono relativi all’assessment del bambino e dell’adulto, ad esempio attraverso il Test di Rorschach, l’Object Relation Technique, la Adult Attachment Projective Picture System, la valutazione del gioco simbolico.
FRANCESCA LOCATI
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta dell’età evolutiva e dottore di ricerca in psicologia dinamica. Assegnista di ricerca e Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano- Bicocca, dove insegna Valutazione diagnostica in età evolutiva e Valutazione e intervento in psicopatologia dello sviluppo. Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia dove insegna Psicologia Clinica.
FRANCESCA LOCATI
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta dell’età evolutiva e dottore di ricerca in psicologia dinamica. Assegnista di ricerca e Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano- Bicocca, dove insegna Valutazione diagnostica in età evolutiva e Valutazione e intervento in psicopatologia dello sviluppo. Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia dove insegna Psicologia Clinica.
AURELIO MOLARO
Aurelio Molaro è ricercatore in Storia della scienza e delle tecniche presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Membro ordinario della Società Italiana di Storia della Scienza e della European Society for the History of the Human Sciences, è autore di articoli e studi monografici sulla tradizione fenomenologica in psichiatria, psicopatologia e psicologia sperimentale.
AURELIO MOLARO
Aurelio Molaro è ricercatore in Storia della scienza e delle tecniche presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Membro ordinario della Società Italiana di Storia della Scienza e della European Society for the History of the Human Sciences, è autore di articoli e studi monografici sulla tradizione fenomenologica in psichiatria, psicopatologia e psicologia sperimentale.
LAURA PAROLIN
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta e dottore di ricerca, supervisore clinico della Linea Giovani dell’ARP – Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica. È professore associato presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca dove insegna Psicodiagnostica clinica e docente presso diverse Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. È Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per il quadriennio 2020-2023.
LAURA PAROLIN
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta e dottore di ricerca, supervisore clinico della Linea Giovani dell’ARP – Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica. È professore associato presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca dove insegna Psicodiagnostica clinica e docente presso diverse Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. È Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per il quadriennio 2020-2023.
PIERO PORCELLI
Psicologo e psicoterapeuta, è professore ordinario di Psicologia clinica presso l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Fa parte del comitato editoriale di alcune riviste internazionali fra cui la rivista dell’International Rorschach Society, Rorschachiana, ed è membro del Board of Trustees della Society for Personality Assessment.
Illustrazioni: Margherita Premuroso
-
-
Rorschach e ciclo di vita
Mauro Di Lorenzo
L’esperimento di Hermann Rorschach compie nel 2021 esattamente cento anni. Se la pandemia Covid-19 non avesse modificato tempi e luoghi di molte se non tutte le attività umane, durante l’estate appena trascorsa si sarebbe svolto a Ginevra un convegno (il 23esimo) organizzato dalla International Society of the Rorschach & Projective Methods (ISR) in onore di questo centenario. Il Rorschach Centenary Congress (https://rorschachgeneva2021.org) è, per fortuna, soltanto rinviato al 2022.
Con l’inizio del 2022 uscirà, per le edizioni di Raffaello Cortina, il libro intitolato “Il Rorschach nel ciclo di vita”, che ho avuto l’onore di scrive con Laura Parolin, a cui devo la scelta fatta quasi quindici anni fa di diventare un rorschachista. A circa dieci anni di distanza da quando abbiamo iniziato a collaborare insieme abbiamo iniziato a organizzare i nostri pensieri, le riflessioni raccolte e le sfide affrontate nel nostro utilizzo del Rorschach. La scelta che abbiamo fatto è quindi di raccontare come usiamo il Rorschach Comprehensive System (Exner, 2003; Exner, Erdberg, 2005) nella pratica clinica.
Decidere di utilizzare il Rorschach nella propria pratica clinica comporta una serie di scelte, a partire dalla posizione che manteniamo rispetto al metodo delle macchie di inchiostro. Alcuni clinici ne sono irrimediabilmente attratti, altri lo rifuggono senza possibilità di appello. In parte ciascuno capisce perché lo considera in un certo modo, ma in altrettanta buona parte lo si ama o lo si odia senza riuscirne a spiegare il motivo. Un po’ come accade alle persone che si trovano a rispondere alla domanda “cosa potrebbe essere” di fronte alle dieci tavole di Rorschach.
Dopo aver deciso come chiamarlo, test, tecnica o metodo, ed è necessario partire esattamente da qui perché ciascun termine attribuito al Rorschach ha precise connotazioni storiche e teoriche, la seconda decisione che ogni clinico deve prendere riguarda quella che ritiene essere la natura del compito, in altre parole ciò che ritiene essere “davvero” il Rorschach. Una strada per l’inconscio, un task percettivo, una situazione capace di dispiegare il mondo rappresentazionale, una tecnica proiettiva, un’osservazione comportamentale, un compito rappresentazionale, una procedura decisionale. Dalla posizione che il clinico prenderà rispetto alla natura del compito, deriverà in modo diretto l’approccio interpretativo che impiegherà nel dare un senso ed una coerenza ai dati ricavati dalla somministrazione del Rorschach.
Dopo aver deciso tutto questo, rimane un passaggio per nulla semplice o scontato. Utilizzarlo nella pratica clinica e arricchirlo con quell’insostituibile ragionamento clinico che deve necessariamente illuminare l’interpretazione di qualsiasi procedura di valutazione della personalità. In questo ultimo passaggio entra in gioco il clinico nella sua soggettività, intesa non come variabile confondente o latrice di bias interpretativi, bensì come sua posizione rispetto alla teoria della mente, del soggetto, della sofferenza e della psicopatologia, che orienterà le interpretazioni dei dati ricavabili dal metodo delle macchie di inchiostro. Il libro che abbiamo scritto si colloca esattamente a questo crocevia, e tenta di descrivere come integriamo: 1) una serie di decisioni rispetto al Rorschach, in linea con la proposta del Comprehensive System di Exner) e, 2) una prospettiva teorico-clinica, psicoanalitica ed evolutiva, interessata a descrivere compiti, sfide e problemi delle persone lungo le fasi del ciclo di vita.
Se molti volumi sull’applicazione clinica del Rorschach ne descrivono i principi di interpretazione approfondendo specifiche problematiche psicopatologiche o particolari contesti di utilizzo del metodo delle macchie di inchiostro, il volume che abbiamo immaginato e realizzato cerca di utilizzare il Rorschach in un modo differente. Abbiamo cercato di descrivere come il Rorschach ci possa aiutare a comprendere i problemi delle persone intese che sfide evolutive che ciascuno deve affrontare avendo a che fare con sè stesso, con gli altri e con il contesto circostante, in ragione della fase della vita che sta attraversando. È un tentativo che affonda le radici nella più antica tradizione Rorschach. Klopfer e colleghi (Klopfer, Ainsworth, Klopfer et al., 1954, 1956) ritenevano il Rorschach capace di predire, sulla base di un limitato campione osservazionale (le risposte fornite), cosa una persona avrebbe fatto in altre circostanze e contesti di vita. Beck (1976) proponeva di estendere quanto avveniva nel Rorschach al comportamento nel contesto di vita, nel mondo sociale, in altre parole in ogni situazione in cui l’adattamento fosse garante della sopravvivenza. Exner (1989) ha posto al centro della sua concettualizzazione del compito Rorschach il ruolo dei processi decisionali.
Il comportamento di una persona nel suo contesto, la sua capacità di fronteggiarne le sfide sopravvivendovi e continuando ad evolvere e a crescere, le decisioni che prende a differenti livelli di consapevolezza. Il tentativo di collegare i dati che emergono dal Rorschach a queste trame psicologiche è il cuore della proposta clinica che presentiamo nel volume “Il Rorschach nel ciclo di vita”. È un approccio che sposa la proposta esperienziale condivisa sia dal Comprehensive System sia dal recente Rorschach Performance Assessment System, e consta del tentativo di comprendere e rendere esplicita l’esperienza che la persona ha vissuto nell’essere sottoposto al Rorschach. Un approccio che si avvicina molto all’approccio fenomenologico proposto da Schachtel (Cit).
Il volume è organizzato in tre parti. Nella prima, più teorica, il lettore è accompagnato attraverso la conoscenza del Rorschach. Partendo dalla sua evoluzione storica, passando per gli intrecci tra la creazione e l’evoluzione del Comprehensive System da un lato e la prospettiva psicoanalitica dall’altro, e terminando con il suo inquadramento all’interno di un proposta metodologica di consultazione psicodiagnostica.
La seconda parte, tecnica, affronta alcuni temi purtroppo talvolta tralasciati nei corsi di formazione e nei training sul Rorschach, tra cui: 1) quali possono essere le “giuste” domande da formulare al metodo delle macchie di inchiostro, che dati clinici possano essere ricavabili dalla applicazione delle procedure standard rispetto alla somministrazione ed alla siglatura, come osservare clinicamente ciò che accade nel qui ed ora di una somministrazione Rorschach, quale approccio clinico all’interpretazione debba orientare il ragionamento clinico ed infine come restituire un Rorschach; 2) come arricchire l’interpretazione delle variabili strutturali del Comprehensive System con considerazioni evolutive e con approfondimenti dinamici; 3) quanto possano contribuire alla comprensione della persona una analisi accurata ed empiricamente solida dei contenuti delle risposte, una interpretazione dei comportamenti interpersonali avvenuti durante la somministrazione ed infine una attenta analisi della sequenza delle risposte. La terza ed ultima parte riguarda la clinica. Propone, per ciascuna fase del ciclo di vita presa in considerazione (preadolescenza, adolescenza, giovane adultità, adultità ed età anziana) una breve sintesi della letteratura sul Rorschach inerente a ciascuna fase evolutiva, una proposta degli approfondimenti utili al fine di collegare i dati emersi dal Rorschach ai compiti di sviluppo che si ipotizza muovano scelte, vitalizzino mondi interni e diano forma a sofferenze e fatiche delle persone, ed infine presenta per ciascuna fase un caso clinico esemplificativo.
Abbiamo deciso in questo volume di concentrarci sul Comprehensive System, ma la prospettiva clinica proposta è ampiamente applicabile al R-PAS o a qualsiasi altro sistema di utilizzo del Rorschach che abbia una solida base empirica e di ricerca. Nella clinica, tanto nel Rorschach quando nella psicoterapia, l’integrazione deve necessariamente prevalere sulle singole proposte, e pertanto non si possono dimenticare né i contributi dei maestri del passato né le sollecitazioni della ricerca presente. Come ha ben testimoniato Kleiger (2015) nell’immaginare di scrivere una lettera aperta per parlare con Hermann Rorschach sua eredità, egli ha creato “qualcosa in movimento, che tuttora si muove. E non si acquieterà” (p. 235). I “pro-pro-nipot”i rorschachisti devono essere pronti e disposti ad accompagnare il metodo delle macchie di inchiostro nei prossimi cent’anni di storia della psicodiagnostica e della psicoanalisi.
Beck, S.J. (1976), The Rorschach Test Exemplified in Classics of Drama and Fiction. Stratton Intercontinental Medical Book Corporation, New York.Exner, J.E. (1989), “Searching for projection in the Rorschach”. In Journal of Personality Assessment, 53, 3, pp. 520-536.Exner, J.E. (2003), The Rorschach: A Comprehensive System, vol. 1: Basic Foundation and Principle of Interpretation, 4th ed. John Wiley & Sons, New YorkExner, J.E., Erdberg, P. (2005), The Rorschach: A Comprehensive System, vol. 2: Advanced Interpretation, 3rd ed. John Wiley & Sons, New York.Kleiger, J.H. (2015), “An open letter to Hermann Rorschach: What has become of your experiment?”. In Rorschachiana, 36, 2, pp. 221-24Klopfer, B., Ainsworth, M.D., Klopfer, W.G., Holt, R.R. (1954), Developments in the Rorschach Technique, vol. 1. Harcourt, New York.Klopfer, B., Ainsworth, M.D., Klopfer, W.G., Holt, R.R. (1956), Developments in the Rorschach Technique, vol. 2: Fields of application. George G. Harrap & Co. Ltd., London.Schachtel, E.G. (1966), Experiential Foundations of Rorschach’s Test. Basic Books, New York.Hermann Rorschach e l’esperimento:
all’origine del contrasto tra psicoanalisi e scienzaFrancesca Locati e Marlene De Fabritiis
«La cosa più interessante in natura è l’anima umana.
La cosa più grande che una persona può offrire è guarire tali anime, anime malate»
Hermann Rorschach, 1906Hermann Rorschach (1884-1922) nel corso della sua breve vita è stato in grado di regalare alla tradizione psicologica il test più affascinante di sempre. L’essenza storica del test delle macchie si iscrive in un duraturo conflitto tra scienza e psicoanalisi, la cui radice è insita nella vita personale del suo autore e nel processo che ha portato alla nascita dell’“esperimento”. Tale dicotomia, tuttavia, riflette anche le diverse correnti della psichiatria e della psicologia di allora, che ne hanno poi disegnato il percorso storico: da un lato, i promotori di un metodo scientificamente orientato e votato all’obiettività, dall’altro, i sostenitori degli approcci umanistici mirati a rendere conto dell’unicità dell’individuo.
Rorschach era solito esplorare la psiche umana usando metodi scientifici e allo stesso tempo l’attività ermeneutica di ricerca di significato di Freud. Il grande peso che Rorschach attribuiva al “formale” era indubbiamente connesso al lascito del padre. Ulrich Rorschach, pittore e insegnante di disegno presso la Scuola di arti applicate di Zurigo, aveva seminato il terreno per far fiorire il pensiero del figlio. Ha lasciato un manoscritto illustrato dal titolo “Formkunde”, un trattato sulle “leggi naturali della forma” che «dominano non solo l’area della forma percepibile con i sensi; governano anche nel regno dello spirito; il nostro pensare e sentire si plasma con loro» (Rorschach, n.d., p. 91).
Hermann Rorschach sin dall’infanzia si è interessato alle scienze naturali e da buon disegnatore, aveva il dono di ritrarre se stesso e le persone in movimento. I suoi interessi di ricerca erano ampi, ma si concentravano su un solo argomento: l’essere umano in tutta la sua diversità. Le sue prime sperimentazioni con le macchie d’inchiostro risalgono al 1911; vennero messi da parte e poi ripresi nel 1917. I risultati di questi esperimenti esitarono nell’opera del giugno 1921 dal titolo: «Psicodiagnostica: Metodologia e risultati di un esperimento diagnostico sulla percezione (interpretazione di forme casuali). Con il relativo test composto da dieci pannelli parzialmente colorati». Il volume illustra l’essenza del test e i principi cardine che ancora oggi ne guidano la tecnica.
La proposta rivolta al paziente è semplice: vengono presentate in ordine fisso dieci macchie d’inchiostro accompagnate dalla domanda “Cosa potrebbe essere?”. Il compito innesca un processo di ricerca interiore nel soggetto del test: la ricerca di una “immagine della memoria” che sia il più simile possibile alla “forma casuale” della macchia come un intero o singole parti. Ciò implica uno sforzo consapevole che Rorschach chiama «lavoro di adattamento», che è «percepito intrapsichicamente» come tale e quindi conferisce «alla percezione il carattere dell’interpretazione». Ciò che viene chiamato “interpretazione” è, secondo Rorschach, un «caso speciale di percezione» (ibid., p. 5-6). L'”interpretazione” data dalla persona sottoposta al test è il risultato dei suoi sforzi per trovare qualcosa che si avvicini il più possibile all’originale. Nel valutare le “interpretazioni”, l’essenziale non è ciò che il soggetto del test ha “indicato” nelle macchie, ma come queste sono state percepite e interpretate. Le domande riguardano quindi principalmente i «principi formali del processo percettivo» (ibid., p. 168). Questi si basano su un approccio scientifico che punta all’obiettività e determina la validità e l’affidabilità dei risultati. Per citare le tre determinanti più importanti: l'”interpretazione” è determinata esclusivamente dalla forma della macchia? È influenzato dal colore originale? Il paziente immagina l’oggetto in movimento? Semplificando, si può dire: le «risposte di forma» sono in gran parte una funzione della coscienza, «rappresentano» il «pensiero disciplinato». Le «risposte cromatiche» hanno a che fare con la risonanza emotiva, sono «le rappresentanti dell’affettività». Le «risposte di movimento» sono legate all’introversione e alla creatività, sono «le rappresentanti del lavoro interiore».
La questione se una “interpretazione” debba essere determinata come forma o movimento è un punto significativo. Rorschach sottolinea che nella fase di somministrazione è importante «acquisire intuizioni sulla funzione della percezione e della comprensione» (ibid., p. 7). Rispetto a ciò Rorschach discusse criticamente quella che oggi potrebbe essere chiamata procedura standardizzata: «dovrebbe essere utilizzata una sorta di procedura statistica per evitare false conclusioni soggettivistiche per analogia [da parte dell’esaminatore]; tuttavia attraverso una categorizzazione eccessivamente schematica alcune conclusioni corrette dell’analogia soggettivista verrebbero anche strangolate in anticipo» (ibid., p. 15).
I tratti fondamentali della personalità sono desumibili dalla frequenza dei tre tipi di determinanti (forma, colore e movimento) e, soprattutto, dalla loro mutua relazione. Ciò costituisce il principio base per la valutazione delle “interpretazioni” e per il “tipo di esperienza”. La relazione tra movimento e risposte cromatiche, in termini di predominio numerico, è particolarmente significativa in quanto delinea le caratteristiche del paziente circa l’affettività, la produttività, la motilità, la relazione con il mondo esterno e adattabilità alla realtà. Rorschach distinse quattro tipi di esperienza: «introversiva» (predominanza delle risposte cinestetiche), «extratensiva» (predominanza delle risposte cromatiche), «coartata» (fortemente sfuggente dai momenti di movimento e colore) e l’«ambieguale» (numerose risposte cinestetiche e cromatiche) (ibid., p. 168-169). Queste risultanze dicono molto sul paziente: «Non sappiamo cosa abbia vissuto, ma come ha vissuto. […]. Non conosciamo le sue esperienze, ma il suo apparato esperienziale con cui riceve le esperienze dall’interno e dall’esterno, e con cui sottopone le esperienze alla prima elaborazione. [..] [Costituiscono] l’espressione del tipo di esperienza vissuta da una persona.» (ibid., p. 78).
In “Psychodiagnostik” il materiale è costituito dai risultati di uno studio sperimentale con stimoli visivi condotto su un totale di 405 persone sane e “malate”. I principi di base per la valutazione sono di tipo formale, secondo metodi di misurazione e calcolo a cui sono combinati procedure qualitative. L’accento è posto sulle questioni formali, mentre il contenuto è marginale. A questo proposito in risposta ad una lettera di Binswanger, Rorschach chiarì (ibid., p. 114): «Le interpretazioni che portano alla luce complessi inconsci, repressi e carichi di affetti [sono] straordinariamente rare. […]Il tentativo […] non viene preso in considerazione tra i metodi per penetrare nell’inconscio. Almeno è molto indietro rispetto agli altri metodi psicologici profondi, interpretazione dei sogni, esperimento di associazione, ecc. Ciò è comprensibile per il fatto che il tentativo non produce un contenuto libero dall’inconscio, ma richiede un adattamento a determinati stimoli esterni».
Rorschach, tuttavia, sapeva che il suo esperimento era incagliato tra due fronti sin dal momento della pubblicazione dello “Psychodiagnostik”. Il 18 giugno 1921 scrisse al collega tedesco Roemer: «Finora non sono andato bene. Il lavoro è nato da due tipi di pensiero psicologico, psicologico analitico e sperimentale. Il risultato è che lo psicologo sperimentale lo percepisce come troppo analitico, e l’analista spesso non ne capisce nulla perché si attiene al contenuto delle interpretazioni e non trova senso nel formale» (Rorschach, 1921, p. 351).
Grazie a colleghi come Oberholzer, Bleuler e altri che condussero l’esperimento del significato della forma di Rorschach con i loro pazienti e parenti, Rorschach fu in grado di estendere il suo lavoro di ricerca. Ciò ha portato a ulteriori sviluppi del suo esperimento, soprattutto relativamente alla valutazione dei risultati e al tipo di interpretazione. In una conferenza che tenne poche settimane prima della morte all’assemblea della Società Svizzera di Psicoanalisi, lo dimostrò su un singolo caso. Qui i contenuti delle interpretazioni assunsero maggiore importanza. Esse «possono» essere significative – «soprattutto attraverso le relazioni che esistono tra “forma” e contenuto, tra il formale e il contenuto delle percezioni» (Rorschach, 1923, p. 264). Il contributo dell’inconscio nelle interpretazioni della forma è «infinitamente minore che nelle interpretazioni cinestetiche e cromatiche. […] Le interpretazioni cinestetiche si rivelano nel profondo dell’inconscio. […] Le interpretazioni cromatiche sono simboli corrispondenti ai simboli del sogno, e nell’inconscio significano altro, ma tradiscono la potente relazione affettiva di quest’altro, cioè il contenuto latente. […] Da questi riscontri puramente empirici [dovrebbero] poter essere tratti contributi essenziali per una teoria delle connessioni tra i sistemi del conscio e dell’inconscio» (ibid., p. 272-273).
Rorschach si trovò tra due fronti e costretto a scegliere una parte o l’altra: la scienza o la psicoanalisi. Gli psicologi e gli psichiatri, che si basavano principalmente su metodi scientifici, misero in dubbio il carattere sperimentale del suo “esperimento” e si lamentarono della mancanza di obiettività. Al contrario, molti dei suoi colleghi analisti non sapevano cosa farsene perché l’esperimento non si concentrava sui “contenuti” soggettivi ma piuttosto sui “principi formali del processo percettivo”. Rorschach si chiese dove cercarne le “connessioni” e in quale direzione andare, ma non ebbe abbastanza tempo per scegliere quale strada prendere. Morì, del tutto inaspettatamente, otto mesi dopo la pubblicazione di “Psychodiagnostik”.
Rorschach ci lasciò preoccupato che il suo esperimento non venisse apprezzato da parte di molti dei suoi contemporanei. Il doppio sguardo che interrogava il suo studio si è sviluppato in percorsi conflittuali in cui il test di Rorschach ha rischiato di “perdersi”. Oggi celebriamo 100 anni di vita di questo – per molti – indispensabile strumento di lavoro.
Bibliografia
Rorschach, H. (1921). Psychodiagnostik: Methodik und ergebnisse eines warhrnehmungsdiagnostischen Experiments (deutenlassen von zufallsformen) (Vol. 2). Berna-Lipsia: E. Bircher.
Rorschach, H., (1923). Zur Auswertung des Formdeutversuchs für die Psychoanalyse. In E. Oberholzer (A cura di), Festschrift für Eugen Bleuler, contenuto in Zeitschr Ges Neurol Psychiatr.; 82:240-74.
Rorschach, H., (2004). Briefwechsel. A cura di C. Müller, R. Signer. Berna: Huber.
Rorschach, U., (n.d.). Formkunde [Manoscritto redatto a mano]. Rorschach-Archiv, Inst. für Medizingeschichte, Berna; Rorsch HR 1:7.
-
-
LIBRERIA RORSCHACH
10% di sconto e spese di spedizioni gratuite inserisci il codice Rorschach100
Psicodiagnostica
Acquista
Metodologia e risultati di un esperimento diagnostico basato sulla percezione§
Hermann RorschachIl Rorschach secondo il
Sistema Comprensivo
di ExnerManuale per l’utilizzo
Acquista
dello strumentoRorschach
performance assessment systemSomministrazione,
Acquista
siglatura, interpretazione
e manuale tecnico
Luigi Abbate, Piero PorcelliRorschach Comprehensive System
Manuale di siglatura e interpretazione
Acquista
Luigi Abbate, Piero Porcelli
PSYCHODIAGNOSTIK: 100 anni di Rorschach
10/12/2021 - ore 09:00
A cent’anni dalla sua pubblicazione, le 10 macchie di inchiostro di Hermann Rorschach hanno vissuto molte vite. Tecnica proiettiva per eccellenza, test di personalità, metodo di osservazione della “persona in azione”. L’“esperimento” basato sulla percezione di Rorschach trova la sua origine storica nel panorama della psichiatria europea del primo Novecento. Il suo successivo percorso di sviluppo, tecnico ed applicativo, è stato complesso ed è tuttora in corso. Il metodo Rorschach è stato capace di raccogliere reazioni contrapposte nel mondo clinico ed accademico, dall’entusiasmo alla feroce critica.
Tradizionalmente appartenente alla realtà psicoanalitica, negli anni è riuscito a sopravvivere alle necessità indicate dalla letteraturascientifica moderna di coniugare efficacia clinica ad un approccio di utilizzo fondato su dati empirici. Il metodo è ad oggi uno dei più utilizzati universalmente nella pratica clinica, oltre che giuridica, ed è unico nelle sue caratteristiche di lettura del mondo profondo del funzionamento di personalità. Il Rorschach, dunque, perdura. La celebrazione del centenario del test vuole essere occasione di riflessione lungo l’arco temporale passato presente e futuro dell’applicazione dello strumento. Tante domande oggi rimangono aperte: cosa ad oggi il Rorschach trattiene della sua origine storica? Quali sfide pone nell’applicazione in età evolutiva e lungo tutto l’arco del ciclo di vita? Quali metodi di utilizzo sono più opportuni, utili e perché?
PROGRAMMA
10/12/2021 - ore 09:00
09:00
Apertura dei lavori
09:10
Aurelio Molaro
Macchie di inchiostro: Hermann Rorschach e la psichiatria europea
del primo Novecento
09:30
Anne Andronikof
Riflessioni tra passato, presente e futuro del test di Rorschach
10:30
Coffee break
10:45
Laura Parolin e Mauro Di Lorenzo
Presentazione del libro: “Il Rorschach nel ciclo di vita”
11:45
Coffee break
12:00
Tavola rotonda: Prospettive future del test di Rorschach
Intervengono: Adriana Lis, Luigi Abbate, Filippo Aschieri, Piero Porcelli.
Modera: Francesca Locati
13:00
Discussione
13:30
Chiusura dei lavori
RELATORI

LUIGI ABBATE
Insegna Psicodiagnostica dell’adulto presso l’Università LUMSA di Roma. È life member dell’American Psychological Association (APA) e life fellow della Society for Personality Assessment (SPA). È autore di numerosi contributi sul tema della valutazione psicodiagnostica quali “La valutazione delle relazioni oggettuali e delle rappresentazioni sociali con il TAT”, “MMPI-2”, “Rorschach Comprehensive System” e “Scrivere la relazione psicodiagnostica”
ANNE ANDRONIKOF
Dr. Anne Andronikof è psicologa e professoressa emerita presso l’Università di Parigi Nanterre (Francia), formata nel Sistema Integrato da John Exner e formatrice certificata. È presidente fondatore dell’Associazione internazionale Rorschach per il Sistema Integrato (ARISI/CSIRA) che lavora per lo sviluppo e la diffusione del metodo e organizza convegni ogni due anni. È chiamata a condurre seminari di formazione e tenere conferenze in tutto il mondo (Europa, Asia, Africa, Stati Uniti). È vicepresidente della International Society of Rorschach and Projective Methods e membro del comitato etico dell’EFPA (European Federation of Psychological Associations).


ANNE ANDRONIKOF
Dr. Anne Andronikof è psicologa e professoressa emerita presso l’Università di Parigi Nanterre (Francia), formata nel Sistema Integrato da John Exner e formatrice certificata. È presidente fondatore dell’Associazione internazionale Rorschach per il Sistema Integrato (ARISI/CSIRA) che lavora per lo sviluppo e la diffusione del metodo e organizza convegni ogni due anni. È chiamata a condurre seminari di formazione e tenere conferenze in tutto il mondo (Europa, Asia, Africa, Stati Uniti). È vicepresidente della International Society of Rorschach and Projective Methods e membro del comitato etico dell’EFPA (European Federation of Psychological Associations).

FILIPPO ASCHIERI
È professore associato di psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC) di Milano. Certificato nell’Assessment Terapeutico con adulti, coppie e famiglie con bambini e adolescenti, è vicepresidente del Therapeutic Assessment Institute. Coordina le attività del Centro Europeo per l’Assessment Terapeutico (CEAT) dove svolge attività clinica, docenza e ricerca. È il Coordinatore Internazionale della laurea in Psicologia Sistemica dell’Università di Monterrey, Messico. Attualmente i suoi interessi di ricerca includono l’Assessment Terapeutico, l’assessment multiculturale e il costrutto della curiosità sul sè.
MAURO DI LORENZO
Psicologo e psicoterapeuta, socio dell’Istituto Minotauro di Milano. È professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca per il corso di Psicodiagnostica clinica e docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro. Collabora come psicoterapeuta all’interno dei Servizi della Giustizia Minorile della Lombardia.


MAURO DI LORENZO
Psicologo e psicoterapeuta, socio dell’Istituto Minotauro di Milano. È professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca per il corso di Psicodiagnostica clinica e docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro. Collabora come psicoterapeuta all’interno dei Servizi della Giustizia Minorile della Lombardia.

ADRIANA LIS
Psicologa, Psicoterapeuta, è stata Professore ordinario di Diagnosi psicodinamica, di Valutazione dell’intervento in età evolutiva ed adulta, e di Psicologia delle relazioni familiari presso l’Università di Padova. Autrice di manuali e pubblicazioni di rilevanza internazionale, riguardanti l’età evolutiva e le problematiche riscontrabili in bambini e adolescenti, i suoi principali interessi di ricerca sono relativi all’assessment del bambino e dell’adulto, ad esempio attraverso il Test di Rorschach, l’Object Relation Technique, la Adult Attachment Projective Picture System, la valutazione del gioco simbolico.

ADRIANA LIS
Psicologa, Psicoterapeuta, è stata Professore ordinario di Diagnosi psicodinamica, di Valutazione dell’intervento in età evolutiva ed adulta, e di Psicologia delle relazioni familiari presso l’Università di Padova. Autrice di manuali e pubblicazioni di rilevanza internazionale, riguardanti l’età evolutiva e le problematiche riscontrabili in bambini e adolescenti, i suoi principali interessi di ricerca sono relativi all’assessment del bambino e dell’adulto, ad esempio attraverso il Test di Rorschach, l’Object Relation Technique, la Adult Attachment Projective Picture System, la valutazione del gioco simbolico.
FRANCESCA LOCATI
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta dell’età evolutiva e dottore di ricerca in psicologia dinamica. Assegnista di ricerca e Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano- Bicocca, dove insegna Valutazione diagnostica in età evolutiva e Valutazione e intervento in psicopatologia dello sviluppo. Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia dove insegna Psicologia Clinica.


FRANCESCA LOCATI
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta dell’età evolutiva e dottore di ricerca in psicologia dinamica. Assegnista di ricerca e Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano- Bicocca, dove insegna Valutazione diagnostica in età evolutiva e Valutazione e intervento in psicopatologia dello sviluppo. Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Pavia dove insegna Psicologia Clinica.

AURELIO MOLARO
Aurelio Molaro è ricercatore in Storia della scienza e delle tecniche presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Membro ordinario della Società Italiana di Storia della Scienza e della European Society for the History of the Human Sciences, è autore di articoli e studi monografici sulla tradizione fenomenologica in psichiatria, psicopatologia e psicologia sperimentale.

AURELIO MOLARO
Aurelio Molaro è ricercatore in Storia della scienza e delle tecniche presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Membro ordinario della Società Italiana di Storia della Scienza e della European Society for the History of the Human Sciences, è autore di articoli e studi monografici sulla tradizione fenomenologica in psichiatria, psicopatologia e psicologia sperimentale.
LAURA PAROLIN
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta e dottore di ricerca, supervisore clinico della Linea Giovani dell’ARP – Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica. È professore associato presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca dove insegna Psicodiagnostica clinica e docente presso diverse Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. È Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per il quadriennio 2020-2023.


LAURA PAROLIN
Psicologa, psicodiagnosta, psicoterapeuta e dottore di ricerca, supervisore clinico della Linea Giovani dell’ARP – Associazione per la Ricerca in Psicologia clinica. È professore associato presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca dove insegna Psicodiagnostica clinica e docente presso diverse Scuola di Specializzazione in Psicoterapia. È Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia per il quadriennio 2020-2023.

PIERO PORCELLI
Psicologo e psicoterapeuta, è professore ordinario di Psicologia clinica presso l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Fa parte del comitato editoriale di alcune riviste internazionali fra cui la rivista dell’International Rorschach Society, Rorschachiana, ed è membro del Board of Trustees della Society for Personality Assessment.
Illustrazioni: Margherita Premuroso
Rorschach e ciclo di vita
Mauro Di Lorenzo

L’esperimento di Hermann Rorschach compie nel 2021 esattamente cento anni. Se la pandemia Covid-19 non avesse modificato tempi e luoghi di molte se non tutte le attività umane, durante l’estate appena trascorsa si sarebbe svolto a Ginevra un convegno (il 23esimo) organizzato dalla International Society of the Rorschach & Projective Methods (ISR) in onore di questo centenario. Il Rorschach Centenary Congress (https://rorschachgeneva2021.org) è, per fortuna, soltanto rinviato al 2022.
Con l’inizio del 2022 uscirà, per le edizioni di Raffaello Cortina, il libro intitolato “Il Rorschach nel ciclo di vita”, che ho avuto l’onore di scrive con Laura Parolin, a cui devo la scelta fatta quasi quindici anni fa di diventare un rorschachista. A circa dieci anni di distanza da quando abbiamo iniziato a collaborare insieme abbiamo iniziato a organizzare i nostri pensieri, le riflessioni raccolte e le sfide affrontate nel nostro utilizzo del Rorschach. La scelta che abbiamo fatto è quindi di raccontare come usiamo il Rorschach Comprehensive System (Exner, 2003; Exner, Erdberg, 2005) nella pratica clinica.
Decidere di utilizzare il Rorschach nella propria pratica clinica comporta una serie di scelte, a partire dalla posizione che manteniamo rispetto al metodo delle macchie di inchiostro. Alcuni clinici ne sono irrimediabilmente attratti, altri lo rifuggono senza possibilità di appello. In parte ciascuno capisce perché lo considera in un certo modo, ma in altrettanta buona parte lo si ama o lo si odia senza riuscirne a spiegare il motivo. Un po’ come accade alle persone che si trovano a rispondere alla domanda “cosa potrebbe essere” di fronte alle dieci tavole di Rorschach.
Dopo aver deciso come chiamarlo, test, tecnica o metodo, ed è necessario partire esattamente da qui perché ciascun termine attribuito al Rorschach ha precise connotazioni storiche e teoriche, la seconda decisione che ogni clinico deve prendere riguarda quella che ritiene essere la natura del compito, in altre parole ciò che ritiene essere “davvero” il Rorschach. Una strada per l’inconscio, un task percettivo, una situazione capace di dispiegare il mondo rappresentazionale, una tecnica proiettiva, un’osservazione comportamentale, un compito rappresentazionale, una procedura decisionale. Dalla posizione che il clinico prenderà rispetto alla natura del compito, deriverà in modo diretto l’approccio interpretativo che impiegherà nel dare un senso ed una coerenza ai dati ricavati dalla somministrazione del Rorschach.
Dopo aver deciso tutto questo, rimane un passaggio per nulla semplice o scontato. Utilizzarlo nella pratica clinica e arricchirlo con quell’insostituibile ragionamento clinico che deve necessariamente illuminare l’interpretazione di qualsiasi procedura di valutazione della personalità. In questo ultimo passaggio entra in gioco il clinico nella sua soggettività, intesa non come variabile confondente o latrice di bias interpretativi, bensì come sua posizione rispetto alla teoria della mente, del soggetto, della sofferenza e della psicopatologia, che orienterà le interpretazioni dei dati ricavabili dal metodo delle macchie di inchiostro. Il libro che abbiamo scritto si colloca esattamente a questo crocevia, e tenta di descrivere come integriamo: 1) una serie di decisioni rispetto al Rorschach, in linea con la proposta del Comprehensive System di Exner) e, 2) una prospettiva teorico-clinica, psicoanalitica ed evolutiva, interessata a descrivere compiti, sfide e problemi delle persone lungo le fasi del ciclo di vita.
Se molti volumi sull’applicazione clinica del Rorschach ne descrivono i principi di interpretazione approfondendo specifiche problematiche psicopatologiche o particolari contesti di utilizzo del metodo delle macchie di inchiostro, il volume che abbiamo immaginato e realizzato cerca di utilizzare il Rorschach in un modo differente. Abbiamo cercato di descrivere come il Rorschach ci possa aiutare a comprendere i problemi delle persone intese che sfide evolutive che ciascuno deve affrontare avendo a che fare con sè stesso, con gli altri e con il contesto circostante, in ragione della fase della vita che sta attraversando. È un tentativo che affonda le radici nella più antica tradizione Rorschach. Klopfer e colleghi (Klopfer, Ainsworth, Klopfer et al., 1954, 1956) ritenevano il Rorschach capace di predire, sulla base di un limitato campione osservazionale (le risposte fornite), cosa una persona avrebbe fatto in altre circostanze e contesti di vita. Beck (1976) proponeva di estendere quanto avveniva nel Rorschach al comportamento nel contesto di vita, nel mondo sociale, in altre parole in ogni situazione in cui l’adattamento fosse garante della sopravvivenza. Exner (1989) ha posto al centro della sua concettualizzazione del compito Rorschach il ruolo dei processi decisionali.
Il comportamento di una persona nel suo contesto, la sua capacità di fronteggiarne le sfide sopravvivendovi e continuando ad evolvere e a crescere, le decisioni che prende a differenti livelli di consapevolezza. Il tentativo di collegare i dati che emergono dal Rorschach a queste trame psicologiche è il cuore della proposta clinica che presentiamo nel volume “Il Rorschach nel ciclo di vita”. È un approccio che sposa la proposta esperienziale condivisa sia dal Comprehensive System sia dal recente Rorschach Performance Assessment System, e consta del tentativo di comprendere e rendere esplicita l’esperienza che la persona ha vissuto nell’essere sottoposto al Rorschach. Un approccio che si avvicina molto all’approccio fenomenologico proposto da Schachtel (Cit).
Il volume è organizzato in tre parti. Nella prima, più teorica, il lettore è accompagnato attraverso la conoscenza del Rorschach. Partendo dalla sua evoluzione storica, passando per gli intrecci tra la creazione e l’evoluzione del Comprehensive System da un lato e la prospettiva psicoanalitica dall’altro, e terminando con il suo inquadramento all’interno di un proposta metodologica di consultazione psicodiagnostica.
La seconda parte, tecnica, affronta alcuni temi purtroppo talvolta tralasciati nei corsi di formazione e nei training sul Rorschach, tra cui: 1) quali possono essere le “giuste” domande da formulare al metodo delle macchie di inchiostro, che dati clinici possano essere ricavabili dalla applicazione delle procedure standard rispetto alla somministrazione ed alla siglatura, come osservare clinicamente ciò che accade nel qui ed ora di una somministrazione Rorschach, quale approccio clinico all’interpretazione debba orientare il ragionamento clinico ed infine come restituire un Rorschach; 2) come arricchire l’interpretazione delle variabili strutturali del Comprehensive System con considerazioni evolutive e con approfondimenti dinamici; 3) quanto possano contribuire alla comprensione della persona una analisi accurata ed empiricamente solida dei contenuti delle risposte, una interpretazione dei comportamenti interpersonali avvenuti durante la somministrazione ed infine una attenta analisi della sequenza delle risposte. La terza ed ultima parte riguarda la clinica. Propone, per ciascuna fase del ciclo di vita presa in considerazione (preadolescenza, adolescenza, giovane adultità, adultità ed età anziana) una breve sintesi della letteratura sul Rorschach inerente a ciascuna fase evolutiva, una proposta degli approfondimenti utili al fine di collegare i dati emersi dal Rorschach ai compiti di sviluppo che si ipotizza muovano scelte, vitalizzino mondi interni e diano forma a sofferenze e fatiche delle persone, ed infine presenta per ciascuna fase un caso clinico esemplificativo.
Abbiamo deciso in questo volume di concentrarci sul Comprehensive System, ma la prospettiva clinica proposta è ampiamente applicabile al R-PAS o a qualsiasi altro sistema di utilizzo del Rorschach che abbia una solida base empirica e di ricerca. Nella clinica, tanto nel Rorschach quando nella psicoterapia, l’integrazione deve necessariamente prevalere sulle singole proposte, e pertanto non si possono dimenticare né i contributi dei maestri del passato né le sollecitazioni della ricerca presente. Come ha ben testimoniato Kleiger (2015) nell’immaginare di scrivere una lettera aperta per parlare con Hermann Rorschach sua eredità, egli ha creato “qualcosa in movimento, che tuttora si muove. E non si acquieterà” (p. 235). I “pro-pro-nipot”i rorschachisti devono essere pronti e disposti ad accompagnare il metodo delle macchie di inchiostro nei prossimi cent’anni di storia della psicodiagnostica e della psicoanalisi.
Hermann Rorschach e l’esperimento:
all’origine del contrasto tra psicoanalisi e scienza
Francesca Locati e Marlene De Fabritiis
«La cosa più interessante in natura è l’anima umana.
La cosa più grande che una persona può offrire è guarire tali anime, anime malate»
Hermann Rorschach, 1906
Hermann Rorschach (1884-1922) nel corso della sua breve vita è stato in grado di regalare alla tradizione psicologica il test più affascinante di sempre. L’essenza storica del test delle macchie si iscrive in un duraturo conflitto tra scienza e psicoanalisi, la cui radice è insita nella vita personale del suo autore e nel processo che ha portato alla nascita dell’“esperimento”. Tale dicotomia, tuttavia, riflette anche le diverse correnti della psichiatria e della psicologia di allora, che ne hanno poi disegnato il percorso storico: da un lato, i promotori di un metodo scientificamente orientato e votato all’obiettività, dall’altro, i sostenitori degli approcci umanistici mirati a rendere conto dell’unicità dell’individuo.
Rorschach era solito esplorare la psiche umana usando metodi scientifici e allo stesso tempo l’attività ermeneutica di ricerca di significato di Freud. Il grande peso che Rorschach attribuiva al “formale” era indubbiamente connesso al lascito del padre. Ulrich Rorschach, pittore e insegnante di disegno presso la Scuola di arti applicate di Zurigo, aveva seminato il terreno per far fiorire il pensiero del figlio. Ha lasciato un manoscritto illustrato dal titolo “Formkunde”, un trattato sulle “leggi naturali della forma” che «dominano non solo l’area della forma percepibile con i sensi; governano anche nel regno dello spirito; il nostro pensare e sentire si plasma con loro» (Rorschach, n.d., p. 91).
Hermann Rorschach sin dall’infanzia si è interessato alle scienze naturali e da buon disegnatore, aveva il dono di ritrarre se stesso e le persone in movimento. I suoi interessi di ricerca erano ampi, ma si concentravano su un solo argomento: l’essere umano in tutta la sua diversità. Le sue prime sperimentazioni con le macchie d’inchiostro risalgono al 1911; vennero messi da parte e poi ripresi nel 1917. I risultati di questi esperimenti esitarono nell’opera del giugno 1921 dal titolo: «Psicodiagnostica: Metodologia e risultati di un esperimento diagnostico sulla percezione (interpretazione di forme casuali). Con il relativo test composto da dieci pannelli parzialmente colorati». Il volume illustra l’essenza del test e i principi cardine che ancora oggi ne guidano la tecnica.
La proposta rivolta al paziente è semplice: vengono presentate in ordine fisso dieci macchie d’inchiostro accompagnate dalla domanda “Cosa potrebbe essere?”. Il compito innesca un processo di ricerca interiore nel soggetto del test: la ricerca di una “immagine della memoria” che sia il più simile possibile alla “forma casuale” della macchia come un intero o singole parti. Ciò implica uno sforzo consapevole che Rorschach chiama «lavoro di adattamento», che è «percepito intrapsichicamente» come tale e quindi conferisce «alla percezione il carattere dell’interpretazione». Ciò che viene chiamato “interpretazione” è, secondo Rorschach, un «caso speciale di percezione» (ibid., p. 5-6). L'”interpretazione” data dalla persona sottoposta al test è il risultato dei suoi sforzi per trovare qualcosa che si avvicini il più possibile all’originale. Nel valutare le “interpretazioni”, l’essenziale non è ciò che il soggetto del test ha “indicato” nelle macchie, ma come queste sono state percepite e interpretate. Le domande riguardano quindi principalmente i «principi formali del processo percettivo» (ibid., p. 168). Questi si basano su un approccio scientifico che punta all’obiettività e determina la validità e l’affidabilità dei risultati. Per citare le tre determinanti più importanti: l'”interpretazione” è determinata esclusivamente dalla forma della macchia? È influenzato dal colore originale? Il paziente immagina l’oggetto in movimento? Semplificando, si può dire: le «risposte di forma» sono in gran parte una funzione della coscienza, «rappresentano» il «pensiero disciplinato». Le «risposte cromatiche» hanno a che fare con la risonanza emotiva, sono «le rappresentanti dell’affettività». Le «risposte di movimento» sono legate all’introversione e alla creatività, sono «le rappresentanti del lavoro interiore».
La questione se una “interpretazione” debba essere determinata come forma o movimento è un punto significativo. Rorschach sottolinea che nella fase di somministrazione è importante «acquisire intuizioni sulla funzione della percezione e della comprensione» (ibid., p. 7). Rispetto a ciò Rorschach discusse criticamente quella che oggi potrebbe essere chiamata procedura standardizzata: «dovrebbe essere utilizzata una sorta di procedura statistica per evitare false conclusioni soggettivistiche per analogia [da parte dell’esaminatore]; tuttavia attraverso una categorizzazione eccessivamente schematica alcune conclusioni corrette dell’analogia soggettivista verrebbero anche strangolate in anticipo» (ibid., p. 15).
I tratti fondamentali della personalità sono desumibili dalla frequenza dei tre tipi di determinanti (forma, colore e movimento) e, soprattutto, dalla loro mutua relazione. Ciò costituisce il principio base per la valutazione delle “interpretazioni” e per il “tipo di esperienza”. La relazione tra movimento e risposte cromatiche, in termini di predominio numerico, è particolarmente significativa in quanto delinea le caratteristiche del paziente circa l’affettività, la produttività, la motilità, la relazione con il mondo esterno e adattabilità alla realtà. Rorschach distinse quattro tipi di esperienza: «introversiva» (predominanza delle risposte cinestetiche), «extratensiva» (predominanza delle risposte cromatiche), «coartata» (fortemente sfuggente dai momenti di movimento e colore) e l’«ambieguale» (numerose risposte cinestetiche e cromatiche) (ibid., p. 168-169). Queste risultanze dicono molto sul paziente: «Non sappiamo cosa abbia vissuto, ma come ha vissuto. […]. Non conosciamo le sue esperienze, ma il suo apparato esperienziale con cui riceve le esperienze dall’interno e dall’esterno, e con cui sottopone le esperienze alla prima elaborazione. [..] [Costituiscono] l’espressione del tipo di esperienza vissuta da una persona.» (ibid., p. 78).
In “Psychodiagnostik” il materiale è costituito dai risultati di uno studio sperimentale con stimoli visivi condotto su un totale di 405 persone sane e “malate”. I principi di base per la valutazione sono di tipo formale, secondo metodi di misurazione e calcolo a cui sono combinati procedure qualitative. L’accento è posto sulle questioni formali, mentre il contenuto è marginale. A questo proposito in risposta ad una lettera di Binswanger, Rorschach chiarì (ibid., p. 114): «Le interpretazioni che portano alla luce complessi inconsci, repressi e carichi di affetti [sono] straordinariamente rare. […]Il tentativo […] non viene preso in considerazione tra i metodi per penetrare nell’inconscio. Almeno è molto indietro rispetto agli altri metodi psicologici profondi, interpretazione dei sogni, esperimento di associazione, ecc. Ciò è comprensibile per il fatto che il tentativo non produce un contenuto libero dall’inconscio, ma richiede un adattamento a determinati stimoli esterni».
Rorschach, tuttavia, sapeva che il suo esperimento era incagliato tra due fronti sin dal momento della pubblicazione dello “Psychodiagnostik”. Il 18 giugno 1921 scrisse al collega tedesco Roemer: «Finora non sono andato bene. Il lavoro è nato da due tipi di pensiero psicologico, psicologico analitico e sperimentale. Il risultato è che lo psicologo sperimentale lo percepisce come troppo analitico, e l’analista spesso non ne capisce nulla perché si attiene al contenuto delle interpretazioni e non trova senso nel formale» (Rorschach, 1921, p. 351).
Grazie a colleghi come Oberholzer, Bleuler e altri che condussero l’esperimento del significato della forma di Rorschach con i loro pazienti e parenti, Rorschach fu in grado di estendere il suo lavoro di ricerca. Ciò ha portato a ulteriori sviluppi del suo esperimento, soprattutto relativamente alla valutazione dei risultati e al tipo di interpretazione. In una conferenza che tenne poche settimane prima della morte all’assemblea della Società Svizzera di Psicoanalisi, lo dimostrò su un singolo caso. Qui i contenuti delle interpretazioni assunsero maggiore importanza. Esse «possono» essere significative – «soprattutto attraverso le relazioni che esistono tra “forma” e contenuto, tra il formale e il contenuto delle percezioni» (Rorschach, 1923, p. 264). Il contributo dell’inconscio nelle interpretazioni della forma è «infinitamente minore che nelle interpretazioni cinestetiche e cromatiche. […] Le interpretazioni cinestetiche si rivelano nel profondo dell’inconscio. […] Le interpretazioni cromatiche sono simboli corrispondenti ai simboli del sogno, e nell’inconscio significano altro, ma tradiscono la potente relazione affettiva di quest’altro, cioè il contenuto latente. […] Da questi riscontri puramente empirici [dovrebbero] poter essere tratti contributi essenziali per una teoria delle connessioni tra i sistemi del conscio e dell’inconscio» (ibid., p. 272-273).
Rorschach si trovò tra due fronti e costretto a scegliere una parte o l’altra: la scienza o la psicoanalisi. Gli psicologi e gli psichiatri, che si basavano principalmente su metodi scientifici, misero in dubbio il carattere sperimentale del suo “esperimento” e si lamentarono della mancanza di obiettività. Al contrario, molti dei suoi colleghi analisti non sapevano cosa farsene perché l’esperimento non si concentrava sui “contenuti” soggettivi ma piuttosto sui “principi formali del processo percettivo”. Rorschach si chiese dove cercarne le “connessioni” e in quale direzione andare, ma non ebbe abbastanza tempo per scegliere quale strada prendere. Morì, del tutto inaspettatamente, otto mesi dopo la pubblicazione di “Psychodiagnostik”.
Rorschach ci lasciò preoccupato che il suo esperimento non venisse apprezzato da parte di molti dei suoi contemporanei. Il doppio sguardo che interrogava il suo studio si è sviluppato in percorsi conflittuali in cui il test di Rorschach ha rischiato di “perdersi”. Oggi celebriamo 100 anni di vita di questo – per molti – indispensabile strumento di lavoro.
Bibliografia
Rorschach, H. (1921). Psychodiagnostik: Methodik und ergebnisse eines warhrnehmungsdiagnostischen Experiments (deutenlassen von zufallsformen) (Vol. 2). Berna-Lipsia: E. Bircher.
Rorschach, H., (1923). Zur Auswertung des Formdeutversuchs für die Psychoanalyse. In E. Oberholzer (A cura di), Festschrift für Eugen Bleuler, contenuto in Zeitschr Ges Neurol Psychiatr.; 82:240-74.
Rorschach, H., (2004). Briefwechsel. A cura di C. Müller, R. Signer. Berna: Huber.
Rorschach, U., (n.d.). Formkunde [Manoscritto redatto a mano]. Rorschach-Archiv, Inst. für Medizingeschichte, Berna; Rorsch HR 1:7.
LIBRERIA RORSCHACH
10% di sconto e spese di spedizioni gratuite inserisci il codice Rorschach100
Psicodiagnostica
Metodologia e risultati di un esperimento diagnostico basato sulla percezione§
Hermann Rorschach
Il Rorschach secondo il
Sistema Comprensivo
di Exner
Manuale per l’utilizzo
dello strumento
Rorschach
performance assessment system
Somministrazione,
siglatura, interpretazione
e manuale tecnico
Luigi Abbate, Piero Porcelli
Rorschach Comprehensive System
Manuale di siglatura e interpretazione
Luigi Abbate, Piero Porcelli