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CULTURA PSICOLOGICA – Cyberbullismo e Facebook: che ruolo ha la vittima?

dislike-cyberbullyingIl fenomeno non è nuovo tra gli adolescenti e frequenti notizie di cronaca hanno portato alla luce i rischi connessi all’utilizzo dei Social network da parte di adolescenti e adulti.

Le conseguenze di tale fenomeno vanno da vissuti di fobia sociale (Dempsey, Sulkowski, Nichols, & Storch, 2009) a pensieri e comportamenti suicidari. È stato osservato infatti che le vittime di cyberbullismo hanno un rischio suicidario più elevato rispetto a coloro che non hanno subito tale forma di molestia (Hinduja & Patchin, 2010), di conseguenza è fondamentale, per la progettazione d’interventi preventivi, conoscere i fattori maggiormente connessi al rischio di molestie e vittimizzazione. La ricerca su questo particolare tipo di fenomeno è piuttosto recente e il cyberbullismo associato all’uso dei Social Network ha iniziato da qualche anno ad attirare l’attenzione dei ricercatori.

Cos’è il cyberbullismo?

Il cyberbullismo è definito come “un atto intenzionale aggressivo, perpetrato da un individuo o da un gruppo, nel quale vengono utilizzati strumenti telematici in modo continuo nel tempo contro una vittima che non è in grado di difendersi” (Smith et al., 2008, p. 376). Ciò che rende questo fenomeno particolarmente insidioso è la mancanza di un confronto diretto tra cyberbullo e vittima, con un conseguente disimpegno morale nei confronti di quest’ultima. Il fatto che il bullismo online possa essere compiuto in qualsiasi momento della giornata, inoltre, può portare a una continua vessazione nei confronti della vittima designata.

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In un recente articolo pubblicato su Computers in Human Behavior i ricercatori dell’ Australian Catholic University hanno analizzato il profilo Facebook di 147 studenti adolescenti (14 – 24 anni) allo scopo di individuare le caratteristiche associate alla vittimizzazione online.

Lo studio

Dopo aver raccolto dati anamnestici su ciascun partecipante (età, genere e frequenza d’uso del Social network attivo) gli studiosi hanno misurato la vittimizzazione da cyberbullismo somministrando un questionario composto da 14 item: gli aspetti indagati sono stati i comportamenti molesti percepiti dagli studenti nei 6 mesi precedenti alla somministrazione e la frequenza con la quale sono stati perpetrati. Infine è stato somministrato il Adolescents peer relations instrument (APRI; Parada, 2000), strumento composto da due scale di item riguardanti la vittimizzazione da cyberbullismo e da bullismo tradizionale.

Il primo dato emerso è che il numero di amici presenti sul profilo Facebook sarebbe un forte predittore di cyberbullismo. Il fatto che molte persone abbiano accesso al profilo Facebook della potenziale vittima costituirebbe un elemento di rischio. Inoltre è stato osservato che la vittimizzazione da cyberbullismo sarebbe correlata alla vittimizzazione da bullismo tradizionale (è stato stimato un aumento del rischio di cyberbullismo dell’11%).

Che ruolo ha la vittima?

Tra i fattori maggiormente correlati al cyberbullismo vi sono la tendenza a seguire molti utenti, la frequente pubblicazione di nuovi post sul proprio profilo e la frequente presenza di post contenenti emozioni negative. Quest’ultimo dato potrebbe aprire diverse riflessioni sull’impatto sociale che questo tipo di condivisione può avere. Gli studiosi ipotizzano infatti che post contenenti emozioni negative possano influenzare l’umore di altri utenti e portare a reazioni e commenti percepiti come aggressivi e molesti (Dredge et al., 2014).

Un altro dato interessante emerso dallo studio è che il tipo di relazione riportato sul profilo Facebook può fare la differenza nel rischio di vittimizzazione da cyberbullismo: la maggior parte delle presunte vittime, infatti, aveva scelto lo status “sposato” con un amico o un’amica. Questa falsa informazione potrebbe, secondo gli autori, costituire un ulteriore fattore di rischio (ibidem).

Complessivamente, quindi, sembrerebbe possibile sostenere che un maggior coinvolgimento nel proprio profilo Facebook aumenti la probabilità di subire vessazioni online.

Senza negare le responsabilità degli autori di atti di cyberbullismo, gli studiosi individuano così i comportamenti che più espongono l’adolescente al rischio di divenire obiettivo di comportamenti molesti da parte degli utenti in rete. Dunque assume grande importanza una corretta informazione ed educazione all’uso di strumenti telematici.

Restano molte domande aperte: a quali bisogni rispondono i comportamenti descritti nello studio?
In che modo si può intervenire per prevenire questo fenomeno?

Sicuramente occorre considerare le difficoltà connesse alla realizzazione dei compiti specifici dell’adolescente (Pietropolli Charmet & Maggiolini, 2004). Studi come quello riportato, infine, potrebbero contribuire alla creazione di una metodologia di codifica dei comportamenti di auto – presentazione sui Social network con un’attenzione specifica ai comportamenti “trigger” della potenziale vittima.

Per approfondire:

Dempsey, A., Sulkowski, M., Nichols, R., & Storch, E. (2009). Differences between peer victimization in cyber and physical settings and associated psychological adjustment in early adolescence. Psychology in the Schools, 46(10), 962–972.

Dredge, R., Gleeson, J. & de la Piedad Garcia, X. Presentation on Facebook and risk of cyberbullying                  victimisation. Computers in Human Behavior 40 (2014) 16–22

Hinduja, S., & Patchin, J. (2010). Bullying, cyberbullying, and suicide. Archives of Suicide Research, 14, 206–221

Maggiolini A., Pietropolli Charmet G. (2004) (a cura di). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e    conflitti. Milano: Franco Angeli.

Parada, R. (2000). Adolescent Peer Relations Instrument: A theoretical and empirical basis for the measurement of participant role in bullying and victimization of adolescence: An interim test manual and a research monograph: A test manual.Penrith South, DC, Australia: Publication Unit, Self-concept Enhancement and Learning Facilitation (SELF) Research Centre, University of Western Sydney.

Smith, P., Mahdavi, J., Carvalho, M., Fisher, S., Russell, S., & Tippett, N. (2008).Cyberbullying: its nature and impact in secondary school pupils. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 49, 376–385

www.cyberbullismo.com